Il comportamento scortese da evitare subito dopo aver spaccato le bacchette in Giappone
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Il comportamento scortese da evitare subito dopo aver spaccato le bacchette in Giappone

Mar 06, 2024

La maggior parte di noi non è estranea alle bacchette usa e getta. Dopotutto, fanno parte dell'esperienza culinaria da asporto tanto quanto i tovaglioli di carta, le scatole di cartone da asporto e le posate di plastica. Ma mentre ci sono poche regole che prevedono l’uso di oggetti usa e getta nella società educata, lo stesso non si può dire in Giappone, dove una regola specifica che riguarda l’etichetta a tavola si estende esclusivamente all’uso di bacchette usa e getta o waribashi.

Per molti, prendere le bacchette usa e getta, romperle e strofinarle insieme può essere una cosa istintiva da fare, soprattutto se si ha paura di ritrovarsi con la bocca piena di schegge. E anche se questo non è un problema se stai cenando in un ristorante cinese, lo stesso non si può dire se sei in un ristorante giapponese – o se stai cenando con un ospite giapponese – dove l'atto è visto come un insulto. L'opinione è che le schegge siano un problema solo se i gestori del ristorante sono a buon mercato e non vogliono essere considerati tali. Esiste anche un nome per questa particolare violazione dell'etichetta: kosuribashi.

Questa non è l'unica cosa che devi ricordare quando usi le bacchette nella cortese società giapponese, perché c'è un intero elenco di cose che dovresti e non dovresti fare. Un altro no-no è lasciare le bacchette in modo che stiano in piedi nella ciotola di riso, poiché è lo stesso modo in cui il riso viene presentato durante un rituale funebre buddista. I commensali dovrebbero anche evitare di forare il cibo come uno spiedino o di maneggiare le bacchette mettendone un bastoncino in ciascuna mano, come si farebbe con una forchetta e un coltello.

I giapponesi possono avere molte regole che regolano l’uso delle bacchette, ma ci sono delle ragioni per questo. L'utensile è profondamente radicato nella pratica culturale e religiosa di vedere la bacchetta come un ponte tra l'umano e il divino.